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Studio Gb, aumentare l'intervallo tra le dosi rende il vaccino più efficace

Farmaci Redazione DottNet | 26/01/2021 10:56

Finn, efficacia crescente dopo la prima dose e richiamo tardivo. Ma Anthony Fauci non è d'accordo

L'estensione dell'intervallo fra prima dose e richiamo dei vaccino anti Covid, decisa temporaneamente dal Regno Unito per ovviare all'iniziale disponibilità limitata di forniture da parte delle case farmaceutiche, non è stata solo una scommessa sensata, ma secondo dati preliminari pare rivelarsi persino più efficace rispetto al dosaggio suggerito nei trial. Lo sostiene Adam Finn, professore d'immunologia pediatrica all'università di Bristol e membro del Joint Committee on Vaccination and Immunisation, comitato scientifico di consulenti indipendenti che affianca il governo britannico di Boris Johnson su questo specifico dossier.

La scelta fatta da Londra di allungare per il momento l'intervallo fra prima dose e richiamo dalle 3-4 settimane consigliate a 11-12 settimane è stata criticata da alcune voci; inclusa la Bma, un sindacato britannico di medici che nei giorni scorsi ha chiesto all'esecutivo di modificare le linee guida e ridurre cautelativamente l'estensione a non oltre 6 settimane. Ma diversi scienziati britannici di chiara fama e la maggioranza dei consulenti governativi hanno continuato a difendere la bontà di questa indicazione, perlomeno nelle condizioni date. Ora Finn si spinge ancora più in là e in un'intervista a Bbc Radio 4 evidenzia i primi risultati della campagna vaccinale a sostegno dell'efficacia della strategia britannica, non senza sottolineare come anche gli Usa e altri Paesi abbiamo cominciato negli ultimi giorni ad allungare i tempi fra prima e seconda dose.

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 "Noi ci aspettavamo di verificare un impatto positivo della prima dose - ha detto - dopo due settimane dalla prima somministrazione, secondo quanto mostrato dalla sperimentazione fatta da Pfizer. Ma ora posso anticare che la protezione immunitaria (dopo la prima dose) sembra continuare a crescere, invece di calare, anche nelle settimane successive".  Finn ha inoltre evocato la possibilità, fondata sui primi segnali, "e ancor più importante", che l'efficacia del vaccino Pfizer/BioNTech sia in grado di garantire una protezione immunitaria persino superiore "dopo la seconda dose, quando questa è dilazionata". "Altri Paesi - ha concluso lo studioso - stanno ora guardando alla strategia del Regno Unito con enorme interesse e come a qualcosa che potrebbe diventare un altro esempio nella nostra lunga tradizione scientifica d'innovazione e creatività".

Tuttavia Anthony Fauci, direttore dell'US National Institute of Allergy and Infectious Diseases, non è d'accordo. L'ipotesi di ritardare l'iniezione della seconda dose dei vaccini contro il Covid-19, considerata da alcuni per allargare la platea dei vaccinati, "desta preoccupazione. Non c'è piena efficacia finché non si è iniettata la seconda dose, e se si permette un'efficacia meno che ottimale, si rischia di selezionare nuove mutazioni.  Potrebbe non accadere, ma è rischioso".

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